Banche Popolari
Durante la recente Assemblea (31 maggio 2013), il Governatore della Banca d’Italia ha riservato un passaggio delle “Considerazioni Finali” al sistema delle Banche Popolari :
“La disciplina sulle Banche Popolari fu concepita per intermediari con attività circoscritta in ambiti geografici ristretti, con il tratto distintivo, come nel caso delle banche di credito cooperativo, di un elevato tasso di mutualità. Essa può risultare oggi inadeguata per intermediari di grande dimensione, operanti a livello nazionale o anche internazionale, quotati in borsa, partecipati da investitori istituzionali rappresentativi di una moltitudine di piccoli risparmiatori che hanno finalità e interessi diversi da quelli cooperativi. Per intermediari di questa natura, l’applicazione rigida di alcuni istituti tipici del modello cooperativo può anche incidere negativamente sulla capacità di rafforzare la base patrimoniale. Abbiamo in più occasioni indicato possibili interventi, tendenti a facilitare la partecipazione dei soci, a rendere più incisivo il ruolo degli investitori istituzionali. Andrebbe resa più agevole, per le popolari quotate, la trasformazione in società per azioni, quando necessaria, in funzione delle dimensioni delle banche e della natura delle loro operazioni. Nei limiti delle nostre attribuzioni, ai fini del conseguimento della sana e prudente gestione, promuoviamo modifiche nell’applicazione delle prassi di governance; le richiediamo laddove le manchevolezze sono più rilevanti.”
Traduzione : le Banche Popolari maggiori hanno bisogno di soldi per aumentare il capitale e tornare ad erogare credito. Il sistema del voto “capitario” va bene per piccole realtà locali (Banche di Credito Cooperativo), ma non per quelle più grandi, perchè rappresenta un ostacolo alla contendibilità e quindi all’ingresso di nuovi investitori.
Per chi vuole continuare ad investire nel settore bancario, l’ipotesi speculativa è quella di un processo di aggregazione delle Banche Popolari “quotate”, e più in là di una successiva trasformazione in Spa. L’arbitraggio in questo caso sarebbe quello di vendere Banche “non Popolari” e/o Popolari con multipli sul patrimonio elevati, ed acquistare Banche “Popolari” con multipli sul patrimonio particolarmente sacrificati.
Inoltre, dall’autunno 2012 la Banca d’Italia ha richiesto una politica degli accantonamenti dei crediti in sofferenza particolarmente prudenziale, ed è intervenuta sul valore delle garanzie reali poste a tutela dei crediti, che sono state a loro volta rettificate. In tale ottica i crediti NPL dovanno avere una copertura maggiore del passato.
Questo significa che, tra le Popolari, occorre privilegiare quelle che hanno percentuali di copertura dei crediti più elevate : dovendo accantonare meno in futuro, dovrebbero tornare a realizzare stabilmente utili, ed avviare un ciclo virtuoso (dividendi, nuova erogazione del credito etc.) capace di sostenere le quotazioni.
Fonte: bilanci societari al 31 marzo e prezzi al 7 giugno 2013.

Commenti recenti