Bolle forever

Bolle forever

di Robert J. Shiller – Docente di Economia (Yale University)
pubblicato in origine su Project Syndacate, 17 luglio 2013

Traduzione e corsivi a cura di Synesis Capital
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Si potrebbe pensare che viviamo in un mondo post-bolla, dopo il crollo nel 2006 della più grande bolla immobiliare di sempre e la fine, l’anno successivo, di una delle principali bolle a livello mondiale nel mercato azionario. Ma si continua a parlare di bolle: nuove bolle immobiliari in molti paesi, una nuova bolla globale del mercato azionario, una bolla nei bond a lungo termine negli Stati Uniti e in altri paesi, una bolla del prezzo del petrolio, una bolla dell’oro, e così via.
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Ciò solleva la questione: che cosa è una bolla speculativa?
L’Oxford English Dictionary definisce una bolla come “qualunque cosa fragile, inconsistente, vuota o privo di valore, uno spettacolo ingannevole. Dal 17° secolo in poi, descrizione spesso applicata a schemi commerciali o finanziari ingannevoli “. Il problema è che parole come “spettacolo” e “schema” suggeriscono una creazione deliberata, piuttosto che un fenomeno sociale diffuso che non è diretto da un impresario.

Forse la parola bolla viene usata in modo non appropriato.
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Nella seconda edizione del mio libro Esuberanza Irrazionale, ho cercato di dare una definizione migliore di bolla. Una “bolla speculativa“, ho scritto allora, “è una situazione in cui le notizie dei continui aumenti nei prezzi scatenano l’entusiasmo degli investitori; entusiasmo che si diffonde per contagio psicologico da persona a persona, in un processo che amplifica e rafforza le storie necessarie a giustificare l’aumento di prezzi stessi.” Questo processo coinvolge “una massa sempre più grande di investitori, i quali, nonostante i dubbi sul reale valore dell’investimento, sono attratti da esso, in parte per invidia del successo degli altri, e in parte attraverso l’eccitazione tipica di un giocatore d’azzardo “.

Questo sembra essere il significato della parola, per come essa viene usata comunemente. Implicito in questa definizione è un suggerimento sul perché sia ​​così difficile per gli “Investitori Razionali” scommettere per profitto contro le bolle: il contagio psicologico promuove una mentalità che giustifica gli aumenti di prezzo, in un modo tale che la partecipazione alla bolla potrebbe essere considerata quasi razionale. Ma non è razionale.

La storia delle bolle di ciascun Paese è diversa, e non sempre è allineata con quelle degli altri Paesi, perchè deve riflettere le peculiarità locali. L’importante è che ci sia una narrazione abbastanza bella per spingere la creazione della bolla.

Poichè le bolle sono essenzialmente fenomeni socio-psicologici, esse sono, per loro stessa natura, difficili da controllare. Le azioni di regolamentazione messe in campo dopo la crisi finanziaria potrebbero diminuire la formazione delle bolle in futuro. Ma la paura delle bolle del regolatore pubblico può anche aumentare il contagio psicologico, alimentando ancora di più una profezia che si auto-avvera.

Il problema della parola “bolla” è che crea l’immagine mentale di una bolla di sapone in espansione, che è destinata a scoppiare, improvvisamente e irrevocabilmente. Ma le bolle speculative non sono di così facile interpretazione, anzi, si possono sgonfiare un po’, e poi, mentre la narrazione sottostante si evolve, rigonfiarsi.

Sembrerebbe più corretto fare riferimento a questi episodi come a “epidemie speculative“. Sappiamo dallo studio dell’ influenza che una nuova epidemia può improvvisamente apparire mentre quella precedente sta svanendo, se appare una nuova forma del virus , o se qualche fattore ambientale aumenta il tasso di contagio. Allo stesso modo, una nuova bolla speculativa può apparire ovunque, se compare una nuova storia di economia, e se  ha la forza narrativa sufficiente per suscitare un nuovo contagio nel pensiero degli investitori.

Questo è quello che è successo nel mercato al rialzo del 1920 negli Stati Uniti, con il picco nel 1929. Abbiamo distorto la storia pensando alle bolle come ad un periodo di drammatica crescita dei prezzi, seguita da una svolta improvvisa e da una caduta grave e definitiva. In realtà, dopo il “Martedì nero” (29 ottobre 1929), nel 1930 un forte sviluppo dei corsi azionari reali negli Stati Uniti ha consentito di recuperare metà delle perdite (fig.1). Questo recupero è stata seguito da un secondo crash, poi un altro boom nel 1932-1937, per finire con un terzo crollo (fig.2).

Le bolle speculative non finiscono dunque come in un racconto, in un romanzo, o in un gioco. Non c’è un epilogo che porta tutti i fili di una narrazione verso una impressionante conclusione finale. Nel mondo reale, non si sa mai quando la storia sia finita.
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del prof. Shiller consigliamo il libro “Euforia Irrazionale”, Il Mulino (2009)