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Ispezione Consob in Poste Italiane: “Pratiche scorrette, provvedimenti urgenti”
di Andrea Greco
Pubblicato in origine su La Repubblica, il 25/11/2014.
Altolà di Consob a Poste Italiane. Un’ispezione durata mesi sul più capillare distributore di prodotti finanziari (13mila sportelli) ha rivelato critiche e irregolarità, e imposto al CdA di studiare «dedicate e tempestive iniziative correttive». L’azienda replica che il CdA del 16 settembre ha deliberato le prime azioni chieste dalla Vigilanza, come profilare la clientela e rimodulare gli incentivi commerciali alla rete. Il programma di lavoro è stato inviato a inizio ottobre in Consob; ma dati i rilievi sono probabili strascichi sanzionatori a breve. Simili critiche e correttivi Consob li chiese nel 2010 alle principali banche italiane, di cui la quotanda pubblica è ormai un temuto rivale.
Il procedimento 20638/14 della Divisione intermediari, di una ventina di pagine dell’8 agosto 2014, stigmatizza le pratiche commerciali e distributive 2011-2013, quand’era ad Massimo Sarmi: vendite di prodotti in conflitto di interesse con la rete BancoPosta, strutture commerciali pressate per raccogliere volumi e incentivi legati al budget, forme di marketing scorrette, poche e ottimistiche profilazioni di clienti che permettevano al 74,5% di essi di sottoscrivere strumenti complessi (come le opzioni certificates su sottostanti cartolarizzati). E dire che tra i 32 milioni di clienti del gruppo dovrebbe stare la parte più debole dei risparmiatori (i pensionati, n.d.r.).
I «profili di attenzione» segnalati al CdA Poste sono:
- il conflitto d’interesse tra BancoPosta e la holding Poste spa che stabilisce budget, tipi e volumi degli strumenti da vendere, «senza preventiva analisi di bisogni e caratteristiche dei clienti»;
- l’aver fissato obiettivi «in funzione delle esigenze delle società prodotto, con una gamma di prodotti strutturalmente esigua, ha privato l’investitore di alternative»: nel 2013 il 93% degli investimenti erano polizze vita e fondi comuni, con soli tre bond di terzi riservati a clienti che portavano nuova liquidità;
- «La centralità degli interessi della società è emersa dal ruolo di Poste spa in vari buyback su bond terzi»: come i tassi fissi di Barclays e Credit Suisse, per cui Poste spa incassava commissioni «rivelando, anziché svolgere il ruolo neutrale asserito nelle lettere ai clienti e alla Consob, un rilevante conflitto d’interessi».
Altro problema, «il costante e penetrante controllo delle performance di rete, tramite vari monitoraggi dei risultati e forme di pressione per raggiungere i budget». Un controllo con commenti comparativi e toni pressanti: come nelle mail di Pasquale Marchese, capo Funzione mercato privati: «Forse non mi sono spiegato: vanno fatti i numeri che abbiamo assegnato singolarmente a ognuno di voi come obiettivo trimestrale!». Il correlato metodo di incentivi della rete è fatto «su obiettivi quantitativi di breve, anziché qualitativi e virtuosi», e fa dire a un capo: «Gli uffici che hanno raggiunto l’incentivo si sono fermati, chi sa di non farcela si risparmia per il periodo successivo». Tali consigli spesso producono «disinvestimenti anticipati rispetto alle scadenze durante i nuovi collocamenti », con più costi ai clienti e più commissioni alla società.
Ultima doglianza le profilature del rischio cliente, cardine della Mifid. A fine 2013 solo 330mila clienti erano profilati contro 900mila aventi diritto. Tre quarti dei clienti Bancoposta «sono concentrati sui tre livelli più alti di esperienza e conoscenza»: ma le verifiche Consob su alcuni sottoscrittori di polizze index e bond hanno evidenziato che «il 91% clienti con istruzione media inferiore si posiziona nelle tre classi più alte, e oltre l’80% degli ultrasettantenni presenta orizzonte di investimento oltre 7 anni».
Il rimpianto dei BOT al 10% (quando l’inflazione era al 12%)
di Marco Liera
(pubblicato in origine sul Sole-24 Ore del 7 aprile 2014)
E’ meglio avere un rendimento a un anno del 10% quando l’inflazione attesa per lo stesso periodo e’ al 12%, o un ritorno dell’1% quando l’inflazione attesa e’ allo 0,5%?
La quasi totalita’ delle persone a conoscenza del concetto di inflazione opterebbe probabilmente per la seconda proposta. Empiricamente invece sarebbe intressante stabilire se nella realta’ sia sempre andata cosi’. Non so voi, ma io ho dei forti dubbi. L’aneddotica esperienza in questi mesi di interessi risibili, ma di inflazione ancora piu’ bassa (ex post, ma anche ex ante), e’ che a un numero imprecisato di risparmiatori cio’ che interessa e’ che il ritorno nominale dei propri investimenti sia piu’ alto possibile, indipendentemente dall’inflazione da qui a un anno (e senza prestare la dovuta attenzione ai rischi, ma questo e’ un altro problema). Non solo perche’ in giro c’e’ ancora molta ignoranza sul concetto di inflazione (quante volte ce ne hanno parlato quando eravamo a scuola?). Ma credo soprattutto perche’ cio’ che conta e’ l’inflazione attesa, e non quella riportata dai giornali o dai tg (come lo 0,4% per l’Italia annunciato lunedi’ scorso) e per definizione sull’inflazione dei prossimi 12 mesi c’e’ incertezza, e quindi ognuno e’ legittimato ad avere una sua idea. Gia’ c’e’ diffidenza sui dati ufficiali riferiti al passato, figuriamoci sull’inflazione che ci attende!
Sarebbe stato interessante fare dei sondaggi sulla soddisfazione dei risparmiatori negli anni 70 e 80, all’epoca dell’alta inflazione che erodeva tutto il rendimento dei titoli di Stato, del risparmio postale e dei depositi bancari. E confrontarli con il grado di soddisfazione dell’attuale epoca di inflazione vicino allo zero (ma con rendimenti reali di quegli stessi strumenti generalmente positivi). Certo, qualunque risultato del confronto sarebbe influenzato dal fatto che nel frattempo la consapevolezza e’ – sperabilmente – un pochino aumentata. E poi dall’ingresso in campo di investimenti a rendimento reale contrattualmente certo (come i BTP Italia, i BTPei, i buoni postali indicizzati) che consentono di difendere il risparmio “in automatico”, proprio dall’inflazione inattesa.
Test di Finanza Comportamentale
- Introduzione
- Le caratteristiche del Test
- Eseguire il test in autonomia
- Tutela della privacy
Introduzione
“Investimente” è un portale creato dal prof. Matteo Motterlini, docente all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, direttore del Cresa (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata). Si tratta della prima iniziativa in Italia, totalmente gratuita, che applica le recenti ricerche di finanza comportamentale e neuro-finanza all'attività quotidiana dei Risparmiatori. Attraverso questo strumento, Consulente ed Investitore riescono insieme a smascherare le principali trappole psicologiche che possono condizionare le decisioni di investimento. In questo modo è possibile acquisire una maggiore consapevolezza reciproca per una migliore relazione professionale.
Collegandosi al sito, i Consulenti possono sottoporre ai propri Clienti il "Test dell'Investitore Consapevole", per individuare i principali aspetti psicologici che influenzano le loro decisioni d'investimento. L’obiettivo del test è individuare emozioni e automatismi mentali che influenzano le scelte d'investimento e fornire suggerimenti pratici su come evitare gli errori decisionali più diffusi.
Questo test non sostituisce i questionari MiFID di adeguatezza e appropriatezza e non fornisce suggerimenti su prodotti d'investimento o asset allocation, ma aiuta il Consulente ad integrare il profilo dell’Investitore, secondo i recenti orientamenti dell' ESMA.
Le caratteristiche del Test
Il Test dell'Investitore Consapevole si compone di quattro sezioni:
■ Stress Test – Le emozioni condizionano sistematicamente le scelte finanziarie. Per investire consapevolmente, il primo passo è capire se si ha lo stato d'animo giusto per farlo.
■ Personalità – Anche il carattere incide fortemente sulle decisioni. La personalità aumenta la vulnerabilità dell'investitore e la predisposizione a incorrere in errore.
■ Motivazioni – Perché si acquista un certo prodotto finanziario? E con quali conseguenze? Solo conoscendo le motivazioni alla base degli investimenti è possibile puntare a raggiungere, serenamente, i propri obiettivi.
■ Automatismi – Il percorso dell'investitore è minato da numerose trappole (comporta)mentali. Errori di valutazione e distorsioni cognitive spesso traggono in inganno. Per evitarli, bisogna conoscerli.
Eseguire il test in autonomia
Il test, della durata di 15 minuti circa, può essere compilato via web direttamente dal Cliente, preferibilmente da solo (può essere effettuato in fase di incontro con il Consulente, dal suo computer o tablet, ma senza che questo intervenga nelle risposte alle domande).
Terminata la compilazione, il test genera immediatamente un report psico-finanziario, consultabile via web e scaricabile anche in Pdf, che viene spedito all'indirizzo email del Consulente. Quest'ultima è una versione che contiene dei suggerimenti per il Consulente sui punti in cui il Cliente appare più vulnerabile. In fase di compilazione il Cliente può indicare il proprio indirizzo email per ricevere una copia del report.
Tutela della privacy
Le risposte alle domande del test sono raccolte in forma anonima, esclusivamente a fini statistici e scientifici. Per tutelare la privacy non vengono richiesti dati personali che possono ricondurre all'identità del Cliente. Gli eventuali indirizzi email forniti vengono conservati solo fino all'invio dei risultati e immediatamente cancellati dal database dopo la compilazione.
L'iniziativa ha carattere scientifico non solo nelle premesse ma anche nelle finalità. I dati, raccolti in forma anonima, andranno a costituire un database dinamico che consentirà di accrescere le conoscenze sul rapporto tra psicologia e decisioni finanziarie.
Commissioni di performance (parte 2)
Ne avevamo già parlato ad inizio anno, ma ora il tema viene ripreso dal Corriere della Sera in un articolo di Giovanna Boursier, dal quale è tratto anche il video (4 min.) nel quale viene spiegata molto bene l’iniquità del meccanismo di calcolo su base mensile. Vengono spiegati i possibili correttivi a tutela del risparmiatore (criterio del “high watermark”), ma viene anche suggerito perchè tali correttivi trovino così forti ostacoli all’introduzione in Italia …
Da segnalare come lo stesso meccanismo di commissioni sia presente (spesso in modo ancor più esasperato) in molti hedge funds.
Chi ci guadagna con le commissioni di performance.
di Giovanna Boursier
articolo e video pubblicati in origine sul Corriere della Sera, il 05 novembre 2013
Capacità di visione
“Se Grillo vuole fare politica fondi un partito. Metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni e poi vediamo quanti voti prende“.
Le parole, come noto, sono quelle di Piero Fassino e risalgono all’anno infausto 2009, quando era deputato Pd. Sembra che a Piero siano attribuibili anche altre frasi, celebri quanto lungimiranti :
“Se Steve Jobs vuole costruirsi un computer da solo, che lo faccia, si chiuda in un garage e poi vediamo dove va a finire…”.
Degna di nota è anche :
“Se Dante Alighieri pensa di saper scrivere, che butti giù due righe e poi vediamo chi le legge…”.
I bravi consulenti non hanno clienti … irragionevoli
di Marco Liera
IlSole-24 Ore 09/12/2012
"Fammi guadagnare bene, senza farmi perdere soldi, e senza farmi troppe domande". I consulenti possono ricevere anche questo tipo di richieste quando si avvicinano a un potenziale cliente. In tempi grami per la propensione al risparmio (in base al sondaggio Acri-Ipsos pubblicato in occasione della Giornata del Risparmio solo il 28 % delle famiglie italiane riesce a mettere da parte qualcosa) la tentazione di accettare queste sfide che snaturano il ruolo del professionista può diventare meno resistibile. (…) Non tutti questi clienti sono particolarmente sensibili ai punti di forza tipici dei consulenti, quali la capacita' di pianificare le decisioni finanziarie e assicurative, di identificare un profilo di rischio congruente, e cosi' via. Alcuni di questi investitori privati si aspettano solo di guadagnare bene, altrimenti – questo e' il ragionamento – "tanto vale lasciare tutti i soldi li' dove sono".
Occorre una grande professionalita' e soprattutto la capacita' psicologica di rifiutare un rapporto, se non vengono rimosse le premesse distorte sulle quali esso eventualmente si basa. Assecondando aspettative irrealistiche, il professionista costruisce il rapporto con il cliente su fragili fondamenta, fonti certe di conflittualita' futura.
Allontanarsi da queste premesse distorte comporta per il professionista un notevole investimento di tempo, pazienza e competenze. Ma la posta in gioco è molto elevata, perche' accettarle significa confinarsi nella migliore delle ipotesi a un ruolo di collocatore di prodotti che il cliente desidera, non di quelli di cui egli ha veramente bisogno.
E non finisce qui. Un recente convegno organizzato a Roma dalla Consob ha consentito di comprendere meglio la complessità del lavoro del consulente finanziario, soprattutto per quanto riguarda la definizione della tolleranza ai rischi ai fini dell’adeguatezza dei prodotti finanziari suggeriti. Si tratta di un terreno molto incerto, dove la pretesa del legislatore comunitario di stabilire delle regole si scontra con la oggettiva difficoltà di comprendere le reali caratteristiche di un investitore, come insegna un’ampia letteratura sull’argomento. Nel corso del convegno sono stati ricordati i risultati di uno studio curato da Nadia Linciano e Paola Soccorso della Consob sulla efficacia dei questionari Mifid utilizzati dagli intermediari finanziari ai fini della conoscenza del cliente. Su 20 questionari esaminati, solamente due "possono considerarsi sufficientemente chiari, efficaci e “validi”, perché utilizzano domande precise e identificano univocamente la tolleranza al rischio". Quindi non solo il lavoro del consulente si può scontrare con la riluttanza del cliente a fornire informazioni su se stesso (l’indisponibilità si rileva soprattutto quando si tratta di rilasciare informazioni sulla propria situazione economico-finanziaria), ma può essere fuorviato dall’applicazione di metodi inefficaci – imposti dalle organizzazioni di appartenenza – rispetto agli obiettivi che dovrebbero porsi (…).
La crisi ? Un concetto relativo …
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'ansia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che nascono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i propri fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più importanza ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza.
L'inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.
L'unica crisi pericolosa, è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Albert Einstein
"Il mondo come io lo vedo” (1931)
Pesci grandi e pesci piccoli
"Padrone, come fanno i pesci a vivere nel mare ?"
"Beh, come gli uomini sulla terra : i grandi mangiano i piccoli".
Criteri di ripartizione degli utili
"Ogni giorno, alla chiusura dei mercati,
le Banche d'Investimento lanciano in aria i profitti realizzati.
Quello che rimane attaccato al soffitto, è la parte che va ai Clienti."